venerdì 23 gennaio 2015

Proroga delle agevolazioni fiscali per il risparmio energetico




La legge di stabilità del 2015 (legge 23 dicembre 2014, n. 190), oltre ad introdurre il nuovo regime dei minimi, ha prorogato al 31 dicembre 2015, nella misura del 65%, la detrazione fiscale per gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici.

Altra novità è l'estensione dell'agevolazione ad altre tipologie di intervento. In particolare, durante il 2015, si potrà usufruire della detrazione anche per l'acquisto e posa in opera di:
  • schermature solari, nel limite di 60.000 €;
  • impianti di climatizzazione invernale dotati di generatori di calore alimentati da biomasse combustibili, nel limite di 30.000 €.

Come sempre l'agevolazione fiscale consiste nella detrazione dall'Irpef (per persone fisiche) e dall'Ires (per le società) in seguito a interventi volti ad aumentare il livello di efficienza energetica di edifici esistenti. In particolare la detrazione viene applicata alle spese sostenute per:
  • la riduzione del fabbisogno per il riscaldamento;
  • il miglioramento termico dell'edificio;
  • l'installazione dei pannelli solari;
  • la sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale.

Come tutte le detrazioni d'imposta, anche in questo caso c'è un limite massimo. L'eccedenza rispetto alla soglia non è quindi soggetta a richieste di rimborso.

Speriamo che tali misure riescano in qualche modo ad aiutare tutti quelli che lavorano nell'edilizia. Sempre di più, al giorno d'oggi, vedo nel recupero del patrimonio edilizio esistente una via da seguire, nella quale investire risorse in modo da aumentare il nostro know-how tecnico. La proroga di queste agevolazioni è la prova di una volontà politica in questo senso. 

mercoledì 14 gennaio 2015

Durante la Crisi c'è chi trova lavoro...i pensionati




Sul sito de "Il Sole 24 Ore" ho potuto leggere questo interessante articolo.

"Il Centro studi di Confindustria ha rilevato come negli anni della crisi il numero di occupati più anziani (tra i 55 e i 64 anni) sia aumentato mentre diminuiva quello dei più giovani (25-34enni): il primo è cresciuto di 1,1 milioni e il secondo è sceso di 1,6 milioni."

I primi vorrebbero starsene a casa i secondi vorrebbero lavorare, e avrebbero molte idee da mettere in campo. Entrambi hanno una cosa in comune: hanno fatto tutti LA STESSA IDENTICA SCUOLA E UNIVERSITA'.

Inizialmente ho pensato che anche i pensionati, come tutti in tempo di Crisi, si siano ritrovati a dover arrotondare la misera pensione. Proseguendo nella lettura dell'articolo ho cambiato idea.

"Tra i pensionati che continuano a lavorare il tasso di occupazione risulta essere maggiore per redditi maggiori. Si passa dal 10,2% di chi guadagna tra i 500 e i 2000 € al 23,9% di chi guadagna sopra i 3000 €. Tutto questo senza contare chi lavora in nero."

A questo punto è evidente che non siano solo "poveri" pensionati. Penso che 3000 € al mese siano un guadagno più che rispettoso anzi, guadagnassi certe cifre mi sentirei a dir poco ricco. In ogni caso non è la prima volta che sento parlare di pensionati con incarichi (presumo remunerati) presso fondazioni, enti, ecc. Queste persone una volta raggiunta una posizione si radicano e neanche la pensione può scalzarli dal loro seggio. Questo danneggia notevolmente il sistema Paese, avranno sicuramente molta esperienza ma ci sarebbero giovani molto più dinamici e inclini al cambiamento rispetto a loro. Giovani in grado di traghettarci verso il futuro.

Non voglio dire che questi pensionati non siano in grado di svolgere il proprio lavoro, ma penso che abbiano già dato e che la pensione sia la loro giusta ricompensa per il loro contributo.

Spazio ai giovani dunque.

giovedì 8 gennaio 2015

Traduzioni tecniche



Finite le scuole medie, all'atto della scelta del percorso da intraprendere, come ogni adolescente che si rispetti, ero molto confuso. All'epoca le materie scientifiche non mi appassionavano e per questo motivo le avevo escluse dalle mie scelte, esperienza che al momento dell'iscrizione all'università si sarebbe completamente capovolta. Mi orientai verso il liceo classico e il liceo linguistico e, per una serie di cause e motivi, decisi che avrei frequentato il secondo.

Il primo impatto non fu proprio dei più rosei, per mancanza di studio e per svogliatezza i risultati tardavano ad arrivare. In ogni caso, dal terzo anno in poi mi appassionai alle lingue, soprattutto al francese per la straordinaria capacità di insegnamento della professoressa. Inizialmente furono dettati a sorpresa e brutti voti ma nell'anno della maturità ero in grado di leggere un intero libro in lingua cosa, secondo me, assolutamente straordinaria.

Successivamente, nella mia vita professionale ma anche in quella privata, è capitato di imbattermi in testi tecnici a dir poco ridicoli. Mi sono fatto l'idea che la tendenza generale sia quella del fai da te per risparmiare denaro e risorse. Molti pensano che basti poco per tradurre un testo, che tanto su internet si possano trovare traduttori automatici e che il proprio nipote per 50 € riesca tranquillamente nell'impresa. Io a questo punto mi sono chiesto se veramente ne valga la pena o se non sia meglio rivolgersi a un professionista.

Chi meglio di un ingegnere potrebbe tradurre un testo tecnico se in possesso di adeguate conoscenze linguistiche? Ovviamente potrei tradurre esclusivamente da un'altra lingua all'italiano perché solo un madrelingua ha la padronanza e la sensibilità di rendere un testo. In passato mi sono già misurato con esperienze simili, infatti ho tradotto alcuni manuali tecnici di un impianto a olio diatermico. Con qualche aiuto ho pensato di contattare una società di traduzione e vedere che possibilità può offrire questo ambito.