La piena del fiume Sarca nel 1980 vista dal ponte di Arco.
Le piogge intense e il maltempo degli ultimi giorni mi hanno fatto riflettere. Perché qui in Trentino dove abito non ci sono stati danni? Eppure qui a Lavis il torrente Avisio non lasciava presagire nulla di buono.
Sabato mi sono imbattuto in questo articolo dell'Avvenire: "Trento, quando la prevenzione è possibile". A questo punto, una volta letto l'articolo, posso affermare che le 27 idrovore del Ctb (Consorzio trentino di bonifica) hanno funzionato alla perfezione, perché non mi è giunta voce di allagamenti qui nei dintorni.
Il “PECCATO ORIGINALE” è fondamentalmente sempre lo stesso cioè il consumo di territorio. Immaginatevi cosa sarebbe il territorio senza l'intervento dell'uomo. Con grande sforzo immagino la Valle dell'Adige priva di coltivazioni con il fiume libero di muoversi. L'acqua scava, erode e quindi modella il paesaggio.
Senza l'intervento dell'uomo il fiume tende a riprendersi il suo spazio, quindi, visto che lo usiamo per le nostre attività economiche, penso che sia giusto investire anche nella sua protezione. Non si può pretendere di avere un guadagno fine a se stesso.
Ovviamente non voglio addentrarmi nell'annosa questione dell'eccessivo consumo del territorio, vi sono organi decisionali preposti a tale scopo. Il mio pensiero vuole solo evidenziare come, una volta intrapreso il cambiamento di uso del suolo, si debba pensare anche al suo mantenimento e alla sua protezione. Le decisioni di questo tipo dovrebbero essere prese considerando un'ottica globale così come, secondo il mio modestissimo parere, è stato fatto nella Provincia Autonoma di Trento.
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